COMUNICATO STAMPA: “E’
un’idea così semplicemente
bella che stupisce che
nessuno ci abbia pensato
sino ad ora”. Questa la
sensazione che si è colta a
Vicenza, a Palazzo Trissino,
allorché il Sindaco Achille
Variati e il Vice Sindaco
Jacopo Bulgarini d’Elci
hanno annunciato la grande
mostra – la terza del
critico e curatore a Vicenza
– che Marco Goldin è stato
chiamato a proporre in
Basilica Palladiana, a
partire dalla vigilia di
Natale del 2014.
La grande novità è
l’ingresso della Fondazione
Teatro Comunale della Città
di Vicenza come Ente
Promotore, in collaborazione
con il Comune di Vicenza e
Linea d’ombra, con il
contributo della Fondazione
Cassa di Risparmio di
Verona, Vicenza, Belluno e
Ancona. Main Sponsor il
Gruppo Segafredo Zanetti.
E’ una mostra di capolavori,
sensazioni, emozioni e
simboli. E simbolica non
poteva non essere, quindi,
anche la data di inizio: il
24 dicembre 2014, la Notte
Santa.
Il titolo: “Tutankhamon
Caravaggio Van Gogh. La sera
e i notturni dagli Egizi al
Novecento” è, senza dubbio,
di quelli che fanno girare
la testa. Richiama millenni
di storia dell’uomo e
dell’arte, appuntati in una
mostra che indaga una storia
antica ma soprattutto poi
una seconda storia, dal
Cinquecento al Novecento in
pittura, lungo il suo
versante struggentemente
serale e notturno. Ma senza
connotare, appunto, questo
suo lato di alcuna paura,
angoscia, negatività, per
leggerlo invece in chiave
d’amore. Da qui la presenza
di tramonti meravigliosi e
di opere in cui la notte
cede al primo chiarore
dell’alba. Per dare della
notte la sua immagine più
completa di continuità
temporale.
Come sanno fare i veri
artisti quando, nel
raffigurare un chiaro di
luna, infondono
nell’elemento visivo,
“fotografico”, sentimenti e
profonde corrispondenze
d’anima. Come chi nel nero
vede “semplicemente” l’altro
volto della luce o solo lo
spazio bellissimo che ci
separa dall’alba. La notte,
queste notti, sono un
viaggio personalissimo da
sole a sole, passando per
l’annullarsi della luce che
mai coincide con nessun
eclissarsi della vita.
Ottanta opere, come sempre
magnifiche, rare,
internazionali, musicano
questo affascinante racconto
sinfonico.
Un poema che inizia lungo il
Nilo, dove si sedimenta
l’idea della notte del mondo
oltre il mondo. E’ la notte
abitata nel ventre delle
Piramidi. Raccontata in
mostra da reperti che, da
soli, valgono il viaggio a
Vicenza. Dal Museum of Fine
Arts di Boston giunge per la
prima volta in Italia un
nucleo di tesori egizi
stupefacenti: dal corredo
della Regina Hetherphes, al
celeberrimo volto di
Tutankhamen re bambino sino
ai Ritratti del Fayum,
quando Egitto e Roma si
avvicinano, a partire dalla
fine del I secolo d. C.
Questo il grande prologo.
Cui segue un poema ancora
più grandioso fatto di
dipinti-capolavoro che
raccontano la notte piena o
il tramonto o i crepuscoli,
la mareggiata di stelle, il
giungere dell’alba. Si parte
dal Cinquecento e dal
Seicento, dai grandi veneti,
lombardi e emiliani:
Tiziano, Lotto, Bassano,
Tintoretto, Savoldo,
Caravaggio, Correggio,
Carracci, per affacciarsi
sui fiamminghi come Rubens o
Elsheimer o De La Tour in
Francia, El Greco e Zurbaran
in Spagna, olandesi come
Rembrandt e Van Honthorst,
fino ai pittori del
Settecento, da Magnasco a
Füssli, ai preromantici come
Wright of Derby, a
Canaletto, Guardi. Poi la
pittura americana, con un
occhio particolare alle
meraviglie di Church e via
via fino a Hopper. In ambito
francese Millet, Corot,
Courbet e, tra gli
impressionisti Whistler
dapprima e poi Manet,
Cézanne, Pissarro, Monet,
Gauguin e infine Van Gogh. A
lui sarà riservato un
omaggio particolare: 10
opere “da museo”, tant’è che
a concederle sono il Van
Gogh Museum di Amsterdam e
il Kröller-Müller Museum di
Otterlo, vale a dire i due
templi dell’arte di Vincent.
Il suo celeberrimo “Sentiero
di notte in Provenza” è
stato, non a caso, scelto
come logo della mostra.
Ma il percorso ideato da
Goldin traguarda anche Van
Gogh e l’Ottocento e,
passando per l’emozione di
Böcklin, conduce la mostra
verso il nuovo secolo per
incontrare Matisse prima e
Bonnard poi, sperimentando
molte incursioni dentro
l’opera di alcuni strepitosi
pittori di metà Novecento,
per esempio da De Staël a
Rothko a Bacon, fino alla
chiusura con lo spagnolo
Lopez Garcia e con un
pittore americano
straordinario, scomparso nel
2009, qual è Andrew Wyeth.
“A testimoniare – chiosa
Goldin - il senso di una
notte che non è più soltanto
il risultato di un vedere
fisico e riproduttivo, ma
interiore e determinato
dalla profondità
psicologica, del sogno e
della memoria. In una mostra
che, come dice il titolo,
vuole unire in un altrimenti
impossibile incontro, il
sentimento che scaturisce
dalla fierezza del viaggio
notturno di Tutankhamen e
dallo straziato viaggio
sotto la luna e le stelle di
Vincent van Gogh. Quando la
notte è la rappresentazione
della vita, il suo limite e
insieme il suo culmine che
si oltrepassa nello spazio
del tempo”.
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